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Perchè scegliere la separazione consensuale o un divorzio congiunto

Crescono nel periodo 1995-2002 separazioni e divorzi in Italia. E' quanto rileva l'Istat. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, separazioni e divorzi sono aumentati nel 2002 rispettivamente del 4,9% e 4,5% rispetto all'anno precedente, e del 52,2% e 54,7% rispetto al 1995. Nel 2002 le separazioni sono state 79.642 e i divorzi 41.835.

La propensione a ricorrere a separazione e divorzio è più alta al Nord che non nel Mezzogiorno: se nel 2002 si rilevano al Nord 6,3 separazioni e 3,7 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate, al Sud si registrano 3,7 separazioni e 1,6 divorzi. A livello regionale, i valori massimi si raggiungono in Valle d'Aosta (8,7 separazioni e 5,9 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate) e in Lombardia (6,4 separazioni e 3,5 divorzi); i valori più bassi si riscontrano in Basilicata (1,3 separazioni e 1 divorzio) e Calabria (2,6 separazioni e 1,2 divorzi).

Quella consensuale è la tipologia di procedimento più comunemente scelta dai coniugi: nel 2002 si chiudevano consensualmente circa l'87% delle separazioni e il 78% dei divorzi. Le coppie che risiedono al Nord ricorrono al rito consensuale più frequentemente di quelle residenti nell'Italia meridionale: le prime nell'89,7% delle separazioni e nell'80,7% dei divorzi, mentre le seconde rispettivamente nel 77,8% e 66,9% delle cause.

Un procedimento consensuale di separazione e divorzio, più breve e meno costoso, si esaurisce mediamente in circa 130 giorni, mentre se si chiude con il rito contenzioso occorrono in media 998 giorni per una sentenza di separazione e 660 per quella di divorzio. Per quanto riguarda la durata media del matrimonio, essa è di 13 anni al momento dell'avvio del procedimento di separazione e di 17 anni al provvedimento di divorzio.

Una separazione su quattro, tuttavia, riguarda matrimoni di durata inferiore ai 6 anni e il 26,3% dei divorzi pronunciati nel 2002 riguarda matrimoni celebrati da meno di 10 anni. E' minore la frequenza di separazioni e divorzi nelle unioni civili: nel 2002 il 25,5% delle separazioni e il 19,2% dei divorzi sono relativi a matrimoni celebrati con rito civile, i quali stanno aumentando progressivamente nel corso del tempo: se i matrimoni civili nel 1987 rappresentavano il 14,5% dei matrimoni totali, nel 1995 sono saliti al 20% e hanno raggiunto il 28,1% nel 2002. Non tutte le separazioni legali, comunque, si convertono in divorzi: soltanto il 51% delle separazioni concesse in Italia nel 1995 si è tradotto in divorzio entro il 2002.

L’incidenza del divorzio in Italia non raggiunge, in ogni modo, i livelli di molte nazioni dell’Europa centro-settentrionale. Il nostro Paese, dove il tasso di divorzio nel 2002 è stato pari allo 0,7 ogni 1000 abitanti, si mantiene ben al di sotto della media europea, che è di 2 divorzi ogni 1000 abitanti. Tuttavia bisogna considerare che quasi ovunque in Europa lo scioglimento del matrimonio avviene per divorzio pressoché contestualmente alla volontà dei coniugi di interrompere la convivenza.

In Italia, invece, il divorzio deve essere preceduto da almeno tre anni di separazione legale. Nell’Europa dei 25, l’unico paese il cui ordinamento non prevede ancora il divorzio è Malta, mentre l’ultimo Stato ad averlo introdotto è stata l’Irlanda con il “family law divorce act” del 1996, entrato in vigore nel 1997.