Che cos'è la successione legittima?
La
successione si apre al momento della morte del soggetto nel luogo del suo
ultimo domicilio.
Qualora il defunto non abbia disposto con testamento dei propri beni per il
tempo in cui avrebbe cessato di vivere, si applica la c.d. successione
legittima, cioè stabilita dalla legge.
L'art. 565 del codice civile individua pertanto le categorie di soggetti
appartenenti alla famiglia del de cuius che la legge istituisce quali suoi
eredi in mancanza di testamento: essi sono, nell'ordine, i figli, legittimi e
naturali, fratelli e sorelle, i genitori e altri ascendenti legittimi, il
coniuge, gli altri parenti entro il sesto grado, e, in ultima analisi, lo
Stato.
I diritti
successori dei figli.
Ai fini
successori i figli legittimi, nati in costanza di matrimonio, sono in linea di
massima equiparati ai figli naturali, purché riconosciuti
volontariamente dai genitori o dichiarati giudizialmente tali.
Essi succedono per legge al padre e alla madre in parti uguali, con una sola
differenza: i figli legittimi hanno, infatti, il diritto di commutare la quota
di beni, mobili e immobili, spettante ai figli naturali nel corrispondente
valore in denaro. Ciò che conta è che ai figli naturali spetti
comunque una porzione di eredità dal valore corrispondente a quella
attribuita ai figli legittimi; ai primi inoltre è pur sempre
riconosciuto il diritto di opporsi all'esercizio di tale facoltà. In tal
senso, in merito alla posizione del figlio naturale, si leggano Cassazione, 11
giugno 1987, n. 1261, e Cassazione, 26 aprile 1984, n. 3709.
Lo status di figlio legittimo, peraltro, è acquistato direttamente anche
dal figlio adottato in forza della c. d. adozione legittimante, ai sensi
cioè degli artt. 6 e segg. Legge 4 maggio 1983, n. 184: egli, dunque,
non è semplicemente equiparato ad un figlio legittimo, ma risulta tale a
tutti gli effetti.
I diritti
successori di fratelli e sorelle, di genitori e ascendenti.
La
categoria dei fratelli e delle sorelle del de cuius, esclusa dall'esistenza di
prole, ha invece diritto ad acquistare l'eredità in parti uguali in
mancanza di coniuge, genitori e ascendenti..
In particolare va però ricordata una distinzione: i fratelli
unilaterali, per parte di padre (consanguinei) o per parte di madre (uterini),
succedono soltanto per una quota pari alla metà di quella spettante ai
fratelli germani: si applica, infatti, il criterio denominato della quota di
fatto.
I genitori, anche adottivi, e, in assenza di questi, gli ascendenti, sia
paterni che materni, succedono a colui che muore in parti uguali, qualora il
defunto non lasci figli, né fratelli o sorelle o loro discendenti.
La
successione del coniuge.
Al
coniuge è devoluta l'intera eredità solo in mancanza di figli,
ascendenti, fratelli e sorelle; in caso contrario, concorre con gli altri eredi
legittimi secondo quote stabilite di volta in volta dalla legge.
Ai fini successori, inoltre, il coniuge separato senza addebito gode dei
medesimi diritti del coniuge non separato; nel caso in cui, invece, al coniuge
sopravvissuto sia stata addebitata la separazione con sentenza passata in
giudicato, egli ha esclusivamente diritto ad un assegno vitalizio qualora
risulti già titolare degli alimenti al momento dell'apertura della
successione.
Successivamente
al divorzio, peraltro, in caso di morte dell'ex coniuge, si ha diritto alla
pensione di reversibilità purché non si sia nel frattempo passati
a nuove nozze, si abbia già diritto all'assegno divorzile ed il rapporto
lavorativo che ha originato il trattamento pensionistico sia iniziato
anteriormente alla dichiarazione di scioglimento del matrimonio. Qualora, poi,
l'ex coniuge debba concorrere con il nuovo coniuge superstite del defunto per
percepire la pensione di reversibilità, quest'ultima, secondo la
giurisprudenza più recente, dovrà essere ripartita tra gli aventi
diritto secondo diversi criteri, il principale dei quali è indubbiamente
costituito dalla durata dei rispettivi rapporti matrimoniali, ma, ai fini della
determinazione delle rispettive quote, l'autorità giudiziaria
dovrà tener conto anche di altri fattori, quali l'eventuale convivenza
prematrimoniale intrattenuta con il coniuge sposato in seconde nozze ( Cass.
civ., n. 2471/2003).
Peraltro,
l'attribuzione al coniuge superstite di una quota della pensione di
reversibilità non opera qualora sia intervenuta una sentenza che abbia
accertato l'invalidità iniziale del matrimonio in quanto viziato al
momento costitutivo del vincolo (Cass., 30 maggio 1989, n. 2642).
E' bene ricordare fin d'ora, inoltre, che l'art. 540 c. c. attribuisce al
coniuge del de cuius, al momento della di lui morte, il diritto di abitazione
della casa familiare e di uso dei mobili che la arredano vita natural durante,
in forza di legati, ossia di successione a titolo particolare.
I diritti
successori degli altri parenti.
In
mancanza di altri soggetti appartenenti alle suddette categorie,
l'eredità può essere raccolta dai parenti fino al sesto grado.
A tale riguardo, peraltro, è applicabile la regola secondo cui il
parente più prossimo esclude il più remoto, mentre, a
parità di grado, l'eredità è ripartita in parti uguali.
La
successione a favore dello Stato.
Quando
il de cuius non lascia alcuno dei parenti individuati dalla legge né
nomina propri eredi per testamento, l'eredità è acquistata di
diritto dallo Stato con beneficio d'inventario, senza bisogno di accettazione
(art. 586 c. c.).
Peraltro in dottrina si dibatte vivacemente circa l'effettiva qualità di
erede assunta dallo Stato a seguito di tali acquisti; taluni, infatti,
ritengono che l'eredità pervenga non in forza di un acquisto mortis
causa, bensì in virtù di un modo di acquisto speciale dettato da
ragioni di pubblica utilità.
In virtù del suddetto regime, la responsabilità dello Stato per i
debiti ereditari non può mai eccedere il valore dei beni acquistati.